Verso la fine del XV secolo, alla morte dello Shogun Yoshimasa, il Giappone conobbe un periodo di decadenza, Kyoto allora capitale, fu abbandonata, molti monasteri furono saccheggiati e distrutti. I monaci si trasferirono in molti villaggi nelle varie provincie, diffondendo maggiormente lo Zen anche nelle fasce basse della popolazione.
Quando il generale Hideyoshi salì al potere, nel paese iniziò un periodo di prosperità, la cultura giapponese rifiorì e molte arti furono ispirate agli ideali Zen di essenzialità, immediatezza e spontanea bellezza.
Tra le arti più in auge vi fu la cerimonia del té. Se no Soeki detto Rikyu (1521-1591), maestro Zen e consigliere dello shogun, elevò la cerimonia del té da occasione sociale ad una Via (Chado) e contribuì molto a renderla popolare.
All’inizio del periodo Edo (1615-1868) la classe dominante cominciò a distogliere l’interesse per il Buddhismo Zen, preferendolo al neo-confucianesimo, ispirandosi ai suoi modelli culturali e sociali.
Lo Zen, non più supportato, iniziò un lento periodo di decadimento. Ma vi furono monaci riformatori che furono in grado di portare il loro insegnamento alle fasce più basse della popolazione, contadini e artigiani, rendendo lo Zen più semplice e più diretto. Tra questi vi fu il maestro Zen Rinzai >Hakuin Ekaku (1685-1768) che seppe dare allo Zen un rinnovato vigore, rivitalizzò il sistema dei koan e attirò studiosi da tutto il paese.
All’inizio di questo secolo >Sogaku Harada (1871-1961) diede un ulteriore impulso alla pratica e all’insegnamento dello Zen, unendo il meglio delle due tradizioni, Rinzai e Soto e fondendola in un unica scuola che annovera a tutt’oggi centri in tutto il mondo.
11 – Dal XV al XX secolo